Basta sfogliare le pagine delle cronache nazionali per comprendere quanto sia diffuso il rischio Legionella negli ospedali.
Le fonti di infezione causate da questo temuto batterio sono molteplici e caratterizzano tutti gli ambienti di vita e di lavoro comunitari, come lo sono le strutture sanitarie e socio-assistenziali.
Guardando ai dati epidemiologici nazionali, le infezioni da Legionella sembrerebbero in costante aumento. Ma soltanto perché l’Italia è uno dei pochi paesi europei con il maggiore tasso di notifica in caso di Legionellosi presunta.
Anche se i cluster nosocomiali rappresentano una parte minima del totale (vanno però aggiunti i dati che provengono dalle RSA e dalle case di cura), in questi ambienti il tasso di letalità è decisamente più alto rispetto ai casi comunitari in generale.
Purtroppo, di Legionella si muore. Se la media nazionale si aggira intorno al 10%, in ambito ospedaliero la percentuale del tasso di mortalità tra pazienti malati raggiunge il 30%.
Se ti occupi di sorveglianza, prevenzione e controllo della Legionella – che ricordiamo è una prassi obbligatoria in una struttura assistenziale o un Presidio Ospedaliero, non puoi ignorare due aspetti fondamentali della questione.
Perché in un ospedale o in una RSA è più alta la probabilità di contrarre la Legionellosi? E quali sono le strategie migliori che bisogna mettere in atto per contenere – se non eliminare del tutto – questo rischio?
Continua a leggere l’articolo per scoprirlo.
Quali sono i fattori di Rischio Legionella all’interno degli ospedali
Il rischio di acquisizione della Legionellosi dipende sostanzialmente dalla combinazione di 3 elementi. Prima di adottare ogni azione di prevenzione e controllo è quindi necessario che tu abbia la piena consapevolezza di quali sono:
- Fonti di infezione;
- Caratteristiche e criticità dell’ambiente in cui avviene il contagio;
- Fattori di rischio personali.
L’habitat naturale della Legionella è l’acqua. Dagli ambienti acquatici naturali il batterio si sposta in quelli artificiali e, tramite, le reti idriche arriva agli impianti delle strutture con sistemi centralizzati di distribuzione dell’acqua calda, come un ospedale o una casa di riposo.
Qui può trovare le condizioni favorevoli al suo sviluppo patogeno (biofilm, sedimenti, ristagni, depositi calcarei, temperature critiche, assenza di trattamento biocida, accumuli, ecc…).
La Legionella è un batterio che si trasmette tramite aspirazione o inalazione di aerosol di acqua contaminata. Dunque, qualsiasi attività in grado di generare aerosol e acqua nebulizzata è potenzialmente una fonte di infezione.
Ma lo sono anche gli impianti di distribuzione in generale, le utenze e i dispositivi presenti in una grande struttura ospedaliera (ad es. torri di raffreddamento, umidificatori, condizionatori, piscine per la riabilitazione, ecc…).
All’interno di un ospedale, i fattori di rischio ambientale riguardano soprattutto le criticità e la cattiva gestione degli impianti idrosanitari: vecchie tubature, ristagni d’acqua, mancata pulizia e bonifica, errata gestione della temperatura dell’acqua, per le grandi strutture la complessità totale della rete, ecc…
Ultimo ma non meno importante elemento di rischio ha a che fare con la popolazione suscettibile che afferisce in un Ospedale o in una casa di cura. Si tratta, in alcuni casi, di persone anziane, immunocompromesse o con patologie croniche. Condizioni che amplificano il rischio di contagio.
È partendo da questi 3 elementi essenziali che dovrai concentrare tutta la tua attenzione se vuoi impostare una corretta strategia di prevenzione della Legionella negli ospedali.
Cosa dice la normativa sulla legionella: facciamo il punto sulle linee guida
Come riportano anche le “Linee guida per la prevenzione ed il controllo della Legionellosi” emanate dal Ministero della Salute nel 2015, la prevenzione primaria delle infezioni causate da questo batterio si basa su un preciso protocollo di gestione del rischio, suddiviso in 3 fasi consecutive:
- Valutazione del rischio;
- Gestione del rischio;
- Comunicazione del rischio.
Valutare il rischio di una struttura sanitaria è un’indagine essenziale che va condotta 1 volta all’anno e ad ogni minima variazione.
Infatti, modifiche degli impianti, della loro gestione, l’aggiunta di apparati di trattamento o la variazione della popolazione suscettibile, possono determinare un differente rischio di contagio. Partendo da un’attenta analisi delle specificità della struttura in esame, vengono individuate le sorgenti di rischio e i potenziali rischi di esposizione.
In questa fase è opportuno tenere conto non solo delle caratteristiche ambientali e impiantistiche della struttura e di eventuali cluster precedenti. Grande attenzione, infatti, va posta alla tipologia della popolazione ospitata e alle prestazioni erogate.
In particolare, va distinto tra ambienti con pazienti a rischio molto elevato (es. immunodepressi) e ambienti con pazienti a rischio aumentato (ovvero con patologie specifiche).
I primi richiedono misure stringenti per garantire completa e costante assenza di Legionella. I secondi, invece, necessitano di misure rapportate a quelle che sono le procedure assistenziali erogate che aumentano il rischio di esposizione (parto in acqua, ventilazione meccanica, terapie respiratorie ecc..).
La gestione del rischio comporta l’adozione di misure adeguate (campionamento, manutenzione e disinfezione) finalizzate a contrastare la diffusione del batterio rimuovendo le criticità individuate durante la fase di valutazione. Di queste misure ti parleremo dettagliatamente nel prossimo paragrafo.
Terza fase del protocollo, la comunicazione del rischio che è necessaria per sensibilizzare operatori sanitari, gestori della sicurezza e preposti al controllo, sul potenziale rischio che corre una struttura e sulle misure che servono a contenerlo.
Misure di prevenzione legionella negli ospedali: come e dove intervenire?
La Legionella si contrasta efficacemente con un’adeguata strategia di prevenzione, che agisca su quegli elementi di criticità individuati nella fase di analisi e valutazione del rischio.
Rispetto ad altre strutture comunitarie, le azioni prescrittive da porre in atto sono indubbiamente più stringenti. Le aree su cui va concentrata maggiore attenzione sono:
- Impianti aeraulici;
- Bagni e ogni altro locale sanitario;
- Impianti idrosanitari;
- Torri di raffreddamento o condensatori.
Ciascuna di queste aree richiede specifiche misure di controllo e di gestione. Ma in particolare è sugli impianti idrosanitari che non vanno trascurati interventi periodici di campionamento, monitoraggio microbiologico, manutenzione e disinfezione.
Il campionamento deve essere trimestrale nei reparti con pazienti a rischio molto elevato. Per gli altri reparti, invece, si raccomanda una ricerca attiva di Legionella almeno ogni sei mesi.
Nella seguente tabella, ricavata dalle Linee Guida Nazionali, sono riportati i tipi di intervento richiesti negli impianti delle strutture nosocomiali/sanitarie in base alla concentrazione di Legionella (UFC/L) ottenuta dai campionamenti dalle analisi:
Legionella [UFC/L] | Intervento richiesto |
<= 100 | Nessuno |
Tra 101 e 1.000 | In assenza di casi: – Se meno del 30% dei campioni prelevati risulta positivo l’impianto idrico deve essere ricampionato, almeno dagli stessi erogatori risultati positivi, dopo aver verificato che le correnti pratiche di controllo del rischio siano correttamente applicate. Se il risultato viene confermato, si deve effettuare una revisione della valutazione del rischio, per identificare le necessarie ulteriori misure correttive. – Se oltre il 30% dei campioni prelevati risulta positivo l’impianto idrico deve essere ricampionato, almeno dagli stessi erogatori risultati positivi, dopo aver verificato che le correnti pratiche di controllo del rischio siano correttamente applicate. – Se il risultato viene confermato, si deve effettuare una disinfezione e una revisione della valutazione del rischio, per identificare le necessarie ulteriori misure correttive. In presenza di casi: A prescindere dal numero di campioni positivi, effettuare una revisione della valutazione del rischio ed effettuare una disinfezione dell’impianto. |
1.001 – 10.000 | In assenza di casi: – Se meno del 20% dei campioni prelevati risulta positivo l’impianto idrico deve essere ricampionato, almeno dagli stessi erogatori risultati positivi, dopo aver verificato che le correnti pratiche di controllo del rischio siano correttamente applicate. Se il risultato viene confermato, si deve effettuare una revisione della valutazione del rischio, per identificare le necessarie ulteriori misure correttive. – Se oltre il 20% dei campioni prelevati risultano positivi, è necessaria la disinfezione dell’impianto e deve essere effettuata una revisione della valutazione del rischio, per identificare le necessarie ulteriori misure correttive. L’impianto idrico deve essere ricampionato, almeno dagli stessi erogatori risultati positivi. Si raccomanda un’aumentata sorveglianza clinica, in particolare per i pazienti a rischio. Evitare l’uso dell’acqua dell’impianto idrico per docce o abluzioni che possano provocare la formazione di aerosol. In presenza di casi: A prescindere dal numero di campioni positivi, è necessario effettuare la disinfezione dell’impianto e una revisione della valutazione del rischio, per identificare le necessarie ulteriori misure correttive. L’impianto idrico deve essere ricampionato dopo la disinfezione, almeno dagli stessi erogatori risultati positivi. |
> 10.000 | Sia in presenza che in assenza di casi: L’impianto deve essere sottoposto a una disinfezione (sostituendo i terminali positivi) e a una revisione della valutazione del rischio. L’impianto idrico deve essere ricampionato, almeno dagli stessi erogatori risultati positivi |
Qualora lo stato di contaminazione dell’impianto richiedesse interventi di bonifica, essi dovranno essere eseguiti in conformità al D.lgs. 81/2008, tenendo conto delle caratteristiche di:
- Acqua;
- Impianto;
- Struttura in cui risiede l’impianto.
Ogni ruolo coinvolto nella gestione della sicurezza di una struttura sanitaria richiede la capacità di prendere le decisioni migliori per tutelare la salute di lavoratori e pazienti.
Se sei un Direttore Sanitario o un preposto al controllo della Legionella in una RSA il tuo compito è attuare tutte quelle misure che devono concretamente eliminare il rischio di un contagio.
Affrontare il rischio Legionella negli Ospedali proteggendo la funzionalità delle strutture e la salute di operatori e pazienti significa una sola cosa: scegliere i partner giusti che sappiano intervenire con le tecniche e gli strumenti più idonei.
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Attenzione! Non ti stiamo promettendo una soluzione definitiva. Perché non esistono soluzioni miracolose in grado di eliminare al 100% la Legionella.
Chi cerca di venderti interventi di azione spacciandoli per universali e risolutivi, nella maggior parte dei casi, ti lascerà poi con il problema contaminazione parzialmente risolto, se non peggio.
Cosa ha di diverso il nostro metodo?
Innanzitutto, parte dalla certezza che la gestione del Rischio Legionella è una scienza complessa, in cui vanno considerati gli aspetti biologici, epidemiologici, ingegneristici e impiantistici.
Non basta limitarsi alle sole analisi periodiche, e neppure eseguire di tanto in tanto qualche trattamento shock-antilegionella. Nemmeno installare qualche innovativa tecnologia filtrante basta ad arginare il batterio.
Quello di cui hai bisogno nella tua struttura sanitaria è quindi un protocollo di gestione completo basato su un approccio multidisciplinare e un insieme integrato di strategie e azioni.
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