Secondo una stima dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS), in Italia sono stati circa 18.000 i casi di legionellosi raccolti dagli anni 2000 fino al 2019, toccando picchi di 2.000 infetti all’anno.
Poichè in alcune situazioni questa pericolosa malattia può risultare letale (ha infatti una letalità del 10-15%), insieme al numero di casi registrati cresce anche la consapevolezza e il giustificato allarmismo riguardo la possibilità di contaminazione. Riconoscere il problema infatti può salvare la vita di quei soggetti (come bambini ed anziani, persone con basse difese immunitarie o problemi polmonari e respiratori) che sono più a rischio di contagio.
Di seguito riportiamo un grafico rappresentante il tasso di incidenza della legionellosi in Italia dal 2000 al 2017

Nel contesto Europeo, l’Italia è il paese con il tasso di notifica di casi di legionellosi più alto. Sono infatti circa 1500 le persone che ogni anno contraggono questa malattia. Tra gli episodi più recenti ricordiamo i 46 casi a Parma nel 2016, 52 nella provincia di Milano e gli 800 malati di polmonite nelle zone di Brescia, avvenuti entrambi nel 2018 e che hanno purtroppo registrato alcuni decessi. Questo il tasso di incidenza della legionellosi per un milione di abitanti per regione in Italia dal 2000 al 2011

Solo nel 2017 sono stati registrati 33 casi di legionellosi ogni milione di abitanti. Circa il 77% dei casi è avvenuto nelle regioni Lombardia, Emilia-Romagna, Lazio, Piemonte e Veneto. Anche le rimanenti regioni italiane hanno purtroppo registrato alcuni casi, seppure in percentuale più bassa.
Le persone contagiate possono tuttavia essere più di quelle registrate perché la forma più lieve della legionellosi, la febbre di Pontiac, è difficilmente riconoscibile. Questa infatti presenta sintomi relativamente simili a quella di un’influenza, causando brividi, tosse, emicrania e debolezza. Contrariamente alla vera e propria polmonite causata dal batterio della legionella, la febbre di Pontiac si risolve da sola.
In ambienti ospedalieri, la percentuale dei decessi tra i malati di legionellosi raggiunge una percentuale di circa il 30%. Bisogna tuttavia considerare che in questa percentuale sono presenti in particolar modo soggetti immunodepressi a causa dell’età avanzata e/o persone affette da altre patologie croniche.
I batteri del genere Legionella trovano habitat perfetto negli impianti idrici e parzialmente in quelli di condizionamento. In particolar modo, si riproducono in quantità elevate in acqua calda e stagnante, come quella che si trova in alcuni impianti idraulici e serbatoi di acqua calda, nelle torri di raffreddamento, nei condensatori evaporativi di grandi impianti di condizionamento e nelle vasche idromassaggio.
Nel campo professionale, sono due i settori che preoccupano maggiormente: quello odontoiatrico e quello degli operatori sanitari. Sebbene il lavoro all’interno di questi settori possa aumentare il rischio di contrarre la legionellosi, tale evento risulta poco probabile nel caso in cui la struttura sanitaria si sia dotata di un programma di controllo del rischio.
Questo un grafico rappresentante il tasso di casi di legionellosi nelle strutture ospedaliere italiane dal 1997 al 2017

Riconoscere la legionellosi: i sintomi
La legionellosi può essere molto difficile da diagnosticare. I sintomi appaiono solitamente tra i 2 e i 10 giorni dopo l’infezione iniziale e sono solitamente sono molto simili ad altre forme di polmonite, in genere:
- cefalee
- febbre alta, circa 40 gradi
- brividi
- tosse
- dolori muscolari
Alcuni pazienti possono avvertire solo dolori muscolari e un lieve mal di testa all’inizio, mentre gli altri segni cominciano a comparire da 1 a 2 giorni dopo.
Spesso, i batteri entrano nei polmoni del paziente, causando tosse persistente, respiro corto e dolori al petto. La tosse può essere inizialmente secca, e presentare muco e sangue in uno stato più avanzato.
Circa 1 paziente infetto su 3 sperimenterà nausea, vomito e diarrea ed in caso di sintomi gastrointestinali, un appetito estremamente ridotto.
Prevenzione della legionellosi in Italia
Il Decreto Legislativo 81 del 2008 espone il rischio di contrarre la legionellosi in qualsiasi ambiente lavorativo, ospedali, centri commerciali, centri sportivi, condomini, hotel, agriturismi e in altre strutture turistiche. Per questo motivo è divenuta obbligatoria l’attuazione di tutte le misure di sicurezza per prevenire e proteggere dal contagio. In base a ciò che viene espresso nell’Art.271, il datore di lavoro (o il responsabile della struttura) ha l’obbligo di valutare il rischio legionellosi presso ciascun sito di sua competenza. Sulla base di ciò, è obbligato ad effettuare una valutazione del rischio legionellosi, adottare misure protettive, progettare specifiche misure di emergenza in caso di contagio e fornire una sufficiente formazione ai lavoratori e ai loro rappresentati. A questo scopo è necessario seguire quanto definito nelle “Linee Guida per il controllo e la prevenzione della legionellosi”. A titolo esemplificativo, si riporta la tabella 6 delle linee guida in cui sono indicate, in base alle differenti contaminazioni riscontrabili negli impianti tipo uffici e alberghi, le differenti misure da adottare e porre in atto.
