L’analisi della Legionella è un aspetto cruciale per la prevenzione della diffusione del batterio. Se lavori nella gestione di strutture comunitarie o sei il responsabile della sicurezza di un’azienda, saprai certamente che la Legionella è un batterio ubiquitario che può essere molto pericoloso se non trattato correttamente.
L’analisi delle acque è il primo step per valutare le condizioni di una struttura soggetta a contaminazione. Ma è anche fondamentale per contenere un’eventuale proliferazione incontrollata del batterio in tutti quei luoghi considerati a rischio, dove cioè sono presenti impianti di nebulizzazione e distribuzione dell’acqua e di climatizzazione e deumidificazione dell’aria.
Sono le Linee Guida per la prevenzione ed il controllo della legionellosi a regolamentare la procedura di analisi e a dettare indicazioni precise sui metodi di campionamento e sulle precauzioni da adottare, per garantire un’esecuzione sicura e corretta.
Tuttavia, vuoi per noncuranza vuoi per inesperienza, l’errore è sempre dietro l’angolo. Con la differenza che, in questo caso, si tratta di errori che possono avere anche gravi conseguenze per la salute pubblica e per la reputazione stessa delle strutture in cui il batterio si è diffuso.
In questo articolo, ci concentreremo sui principali errori nella gestione del rischio Legionella, con riferimento all’analisi delle acque e fornendo consigli utili per evitarli.
Leggi anche: “7 cose che non sapevi sul batterio della Legionella”.
Errore n. 1: il campionamento Legionella è un semplice prelievo di acqua
Il campionamento dell’acqua per la verifica della presenza di Legionella è una fase estremamente importante e delicata, poiché da una corretta procedura dipende tutto il processo successivo che porta all’ottenimento dei risultati.
Spesso però si sottovaluta questo passaggio considerandolo alla stregua di un normale prelievo di un campione. Non è così. Non basta semplicemente riempire un contenitore sterile con dell’acqua.
Un’analisi corretta non va lasciata al caso ma deve essere programmata in modo specifico e dettagliato, ed eseguita con un protocollo di sicurezza e da personale qualificato e formato a dovere. In particolare:
- I tecnici che operano devono essere dotati di appropriata strumentazione e dispositivi di protezione individuale idonei (es. guanti, maschere, occhiali ecc…);
- Va mantenuta la sterilità del campione, prevenendo ogni possibile contaminazione con altri campioni o con l’ambiente.
- La modalità di effettuazione del campionamento deve essere coerente con la tipologia di valutazione del rischio che si sta svolgendo.
Infatti, possono essere svolti campionamenti per valutare il rischio all’utente o il rischio dell’impianto.
La prima tipologia di valutazione è una metodologia eseguita dagli organi preposti ai controlli come le ASL, senza far scorrere l’acqua, senza togliere il rompigetto/filtrino dell’utenza e senza flambare, allo scopo di simulare il reale rischio di un utente, mettendosi nella peggiore delle condizioni.
La valutazione del rischio dell’impianto, invece, è quella che si effettua per valutare le contaminazioni degli impianti di una struttura, solitamente dopo gli interventi di disinfezione shock oppure in presenza di trattamenti in continuo, per valutarne l’efficacia. In questo caso, si fa scorrere l’acqua, togliendo il rompigetto/filtrino e flambando le parti esterne e distali del rubinetto.
Errore n. 2 – Per il campionamento microbiologico basta un contenitore qualsiasi
Come ti abbiamo già detto, le operazioni di campionamento della Legionella spp. vanno eseguite con le dovute precauzioni, necessarie a tutelare la salute dell’operatore ma anche la bontà del campione prelevato.
E come puoi intuire, per analizzare le acque contaminate dal batterio, non sono sufficienti contenitori qualsiasi, ma servono flaconi sterili in vetro o polipropilene
- dotati di tappo ermetico;
- con una capacità minima di 1 L (che è anche il volume consigliabile da prelevare);
- riempiti fino all’orlo, per evitare la presenza di bolle d’aria che compromettono l’esito dell’analisi
Come indicato dalla norma UNI EN ISO 19458 punto 4.2.3, questi contenitori devono essere pretrattati con tiosolfato di sodio pentaidrato ad una concentrazione dello 0,01%, se l’acqua da analizzare è stata disinfettata utilizzando il cloro. Questa sostanza, infatti, potrebbe influire sulla crescita microbiologica del batterio e influenzare in negativo l’esito delle analisi.
Per il prelievo di campioni da altri tipi di impianti (ad esempio quelli di climatizzazione), è necessario utilizzare dei campionatori specifici, che prevedono l’utilizzo di filtri in grado di trattenere le particelle di Legionella presenti nell’aria o nell’acqua.
Errore n. 3 – Non serve tracciare i campioni per l’analisi Legionella
Un campione prelevato permette di individuare la presenza di Legionella e, dunque, salvaguardare una struttura potenzialmente a rischio. Ecco perché la tracciabilità dei prelievi è fondamentale, anche in virtù dei risvolti legislativi.
La tracciabilità del campione, infatti, è un requisito essenziale per garantire la validità delle analisi effettuate e per la conformità alle normative vigenti di una struttura. Ogni campione, dunque, deve essere corredato da una documentazione dettagliata che riporti:
- Data e orario del prelievo;
- Indicazione precisa del punto di prelievo (es. rubinetto primo lavabo da destra, bagno uomini 2° piano);
- Identificazione della struttura in cui è avvenuto il campionamento (nome, via, cap, città ecc…);
- Descrizione del campione e tipologia di analisi (es. se acqua calda o fredda, tipo di impianto ecc…);
- Generalità del tecnico responsabile del prelievo;
- Volume e temperatura dell’acqua prelevata;
- Eventuale esecuzione di un trattamento in continuo (con eventuale misurazione del parametro chimico residuo).
I campioni così identificati vanno consegnati al laboratorio di analisi di riferimento nel minor tempo possibile, preferibilmente entro le 24 ore dal campionamento, e trasportati a temperatura ambiente, protetti dalla luce e mantenendo ben separati i campioni di acqua calda e quelli con acqua fredda.
Qualora non fosse possibile rispettare queste modalità, i campioni vanno conservati a
temperatura refrigerata (+5°C ± 3°C) fino alla consegna.
Errore n. 4 – Le analisi bastano a valutare il rischio Legionella
L’analisi non è essa stessa una valutazione del rischio. È questo uno degli errori in cui si incappa più di frequente ed è un aspetto che va assolutamente chiarito.
L’analisi del rischio Legionella serve a
- individuare i punti critici dell’impianto;
- verificare stato della contaminazione e condizioni dello stesso;
- valutare l’impatto sulla salute degli utilizzatori;
- definire le misure appropriate per mitigare il rischio.
Sono anche necessarie a controllare periodicamente il livello di contaminazione e verificare se le misure di gestione adottate siano state efficaci o meno. Ma da sole certamente non sono sufficienti.
Di fatto, possiamo dire che rafforzano e completano il quadro della valutazione del rischio Legionella che è un’attività molto più complessa, che richiede svariati altri passaggi e specifiche competenze e che si esegue con sopralluoghi approfonditi sugli impianti, interviste e ricerche di indagine.
Errore n. 5 – Esiste un solo limite di riferimento
Le Linee Guida per la prevenzione ed il controllo della legionellosi del 2015 hanno introdotto svariate novità rispetto alle precedenti, tra cui proprio i limiti di riferimento della concentrazione di Legionella, a seguito delle analisi.
Ecco una tabella riepilogativa delle tipologie di intervento che le Linee Guida Ministeriali indicano per la concentrazione di Legionella (UFC/L) negli impianti idrici a rischio legionellosi esercitati in tutti i siti.
Legionella (UFC/L) | Intervento richiesto |
Sino a 100 | Verificare che le correnti pratiche di controllo del rischio siano correttamente applicate. |
Tra 101 e 1.000 | In assenza di casi: Verificare che la struttura abbia effettuato una valutazione del rischio e che le misure di controllo elencate nelle presenti linee guida siano correttamente applicate. In presenza di casi: Verificare che siano in atto le misure di controllo elencate nelle presenti linee guida, sottoporre a revisione la specifica valutazione del rischio e effettuare una disinfezione dell’impianto |
Tra 1001 e 10.000 | In assenza di casi: -Se meno del 20% dei campioni prelevati risulta positivo l’impianto idrico deve essere ricampionato, almeno dagli stessi erogatori risultati positivi, dopo aver verificato che le correnti pratiche di controllo del rischio siano correttamente applicate. Se il risultato viene confermato, si deve effettuare una revisione della valutazione del rischio, per identificare le necessarie ulteriori misure correttive. L’impianto idrico deve essere ricampionato,dopo l’applicazione delle misure correttive. -Se oltre il 20% dei campioni prelevati risultano positivi, è necessaria la disinfezione dell’impianto e deve essere effettuata una revisione della valutazione del rischio, per identificare le necessarie ulteriori misure correttive. L’impianto idrico deve essere ricampionato, almeno dagli stessi erogatori risultati positivi. In presenza di casi: A prescindere dal numero di campioni positivi, è necessario effettuare la disinfezione dell’impianto e una revisione della valutazione del rischio, per identificare le necessarie ulteriori misure correttive. L’impianto idrico deve essere ricampionato dop |
Superiore a 10.000 | Sia in presenza che in assenza di casi, l’impianto deve essere sottoposto a una disinfezione (sostituendo i terminali positivi) e a una revisione della valutazione del rischio. L’impianto idrico deve essere ricampionato, almeno dagli stessi erogatori risultati positivi. |
In precedenza era presente un unico limite per tutte le strutture, oltre il quale si rendevano necessarie misure di intervento e di disinfezione degli impianti.
Oggi, invece, si fanno i conti con limiti e specifiche azioni differenti, sia in base alla tipologia di struttura (ospedali, uffici, torri evaporative, vasche idromassaggio) che in funzione della percentuale di campioni positivi rispetto alla totalità dei campioni effettuati. Come si evince, le azioni di disinfezione shock, sono necessarie solo a certe condizioni.
Errore n. 6 – Basta un solo campionamento
Un unico campionamento non è sufficiente per valutare la qualità dell’acqua e la presenza di Legionella all’interno di un impianto idrico. Il batterio, infatti, può essere presente in modo intermittente e localizzato solo in alcune zone del sistema, pertanto effettuare un’unica analisi campione potrebbe non rilevare la sua presenza.
Anche la stessa concentrazione di Legionella nell’acqua potrebbe variare nel tempo, a causa della temperatura, della presenza di sedimenti o biofilm, e della frequenza dell’utilizzo del sistema.
Pertanto, le campagne di campionamento – che siano eseguite in fase di DVR Legionella o nell’ambito di controlli periodici – richiedono sempre campionamenti ripetuti in più momenti e in diversi punti dell’impianto, in modo che il numero di campioni prelevati siano sufficienti a coprire i principali punti critici dei sistemi aeraulici e idrici.
All’interno delle Linee Guida non è indicato il numero di campionamenti da fare ma semplicemente dove farli, in modo da avere una popolazione di campioni sufficiente ad avere un quadro attendibile delle contaminazioni diffuse.
Errore n. 7 – Dopo una disinfezione shock è sicuro non avere contaminazioni
Gli interventi di disinfezione shock degli impianti si rendono necessari nel momento in cui le analisi rilevano contaminazioni da Legionella in quantità tali da superare i limiti previsti. Nella maggior parte dei casi, questo intervento garantisce:
- Superamento della non conformità a norma di legge;
- Ripristino e sicurezza degli impianti.
Tuttavia, dopo una disinfezione shock non è possibile eliminare al 100% la Legionella dall’acqua. Vi sono infatti numerose variabili che possono concorrere a determinare una condizione post intervento che presenti ancora tracce di contaminazione e – in casi molto rari – anche maggiori dei valori pre-intervento.
E ciò anche quando gli interventi di disinfezione vengono svolti a regola d’arte e con il massimo della professionalità. Questo, infatti, non significa che l’intervento è stato fatto male, ma che si rendono necessari ulteriori interventi per ottenere il risultato desiderato.
La Legionella è un batterio che può sopravvivere facilmente in sedimenti, biofilm e altre aree protette del sistema idrico, magari difficilmente raggiungibili durante una disinfezione.
Gli impianti idrici di fatto sono sistemi dinamici, con masse di biofilm che a causa dell’attacco ossidante del prodotto possono migrare da una zona verso un’altra, rilasciando batteri in quantità significativa.
Allo stesso modo non sempre il disinfettante può arrivare in quantità prestabilite su ogni utenza, a causa di rami morti e scarsi flussaggi. Senza contare che, dopo un intervento di disinfezione, la Legionella può entrare nuovamente nel sistema idrico da fonti esterne, come l’acqua di rete.
Come agire per garantire la sicurezza di una struttura? Con un protocollo di gestione integrato e rivolgendosi ad aziende qualificate, con una comprovata esperienza nel settore.
Legionella Zero: il protocollo completo per la sicurezza dell’acqua in azienda
Per garantire una corretta gestione della Legionella, è fondamentale adottare un approccio integrato e multidisciplinare che comprenda la Valutazione del rischio, l’implementazione di misure preventive e il monitoraggio costante della qualità dell’acqua.
I campionamenti periodici e l’analisi della Legionella nelle acque sono importanti, ma non sufficienti da soli. È necessario piuttosto adottare misure correttive specifiche per gestire efficacemente il problema, all’interno di un quadro completo di controllo degli impianti.
Affidarsi a un partner professionale e qualificato come Firotek è un valore aggiunto che può fare la differenza per la tua struttura.
Legionella Zero® è il primo protocollo integrato di gestione e contenimento del rischio Legionella che offre una soluzione completa e mirata, composta da cinque step:
- elaborazione del DVR Legionella e analisi del rischio accreditate;
- stesura di un protocollo su misura;
- interventi di bonifica Legionella adeguati;
- rilascio di avvenuto controllo e attestazione di conformità alle linee guida ministeriali.
Un team di biologi, chimici e ingegneri altamente qualificati esegue ogni passaggio per garantire l’assoluta sicurezza della tua azienda.